"E qui papà devi pensà. Sì, che chi dopo stasera è andato a festeggià, la gioia la troverà solo sulle disgrazie altrui...pe' sta gente non c'è luce papà ma solo giorni bui...perché chi pe' soride deve vedé piagne uno, mille, centomila, è uno che nella vita sua starà sempre in fila. Chi invece la prova la vita sulla pellaccia, non starà mai a chiede un sorso da 'n'antra boraccia..." V.M.

domenica 9 gennaio 2011

Mai più...


Mai più parlerò di aspettative di vittoria in questo campionato. Mai più parlerò di giocatori da aspettare e giocatori che prima o poi faranno la differenza. Mai più farò paragoni con le altre squadre e calcoli matematici o statistici. Mai più questo campionato mi azzarderò ad alimentare speranze nel mio cuore.
La Roma di oggi ha dimostrato che squadra sia. Ha dimostrato quanto poco interessa ad ognuno dei giocatori che scende in campo, il risultato finale della gara. Quando manca una Società che ti inculca la mentalità del lavoro e quando manca una tifoseria che ti inculca la mentalità del sacrificio, undici donnine entrano in campo e danno libero sfogo alle proprie personali isterie. Li vedi passeggiare, li vedi con la testa china, mai arrivare prima sul pallone, mai inseguire un avversario. Una squadra che ha poco fiato solitamente attacca e poi ha carenze nel recuperare in fase difensiva.

La Roma no, non attacca proprio per non dover fare neppure quei cinquanta metri in fase offensiva. Ci sono quattro difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti. Un portiere e poi basta. Gli attaccanti li vedi arrancare lì davanti soli ed isolati senza il minimo supporto di un centrocampista. I centrocampisti da parte loro hanno nel lancio lungo la loro migliore aspettativa di giocata cosicché nessuno deve preoccuparsi di attaccare lo spazio libero per proporsi. I difensori, quando hanno voglia difendono, altrimenti fanno fare gol agli attaccanti avversari lasciandoli soli ed indisturbati. Perché fare una diagonale difensiva a volte può comportare un sacrificio enorme e non sempre si è disposti!
Tutto è affidato al caso, alla giocata del singolo. Vucinic prende la palla nella sua tre quarti e va a segnare. Perché è un fenomeno, sì, ma anche perché tre volte ha guardato al centro e mentre lui saliva palla al piede, nessuno lo accompagnava se non il povero Borriello che stava però dalla parte opposta del campo. Allora se sei Vucinic vai da solo a fare gol, sennò l'azione sfuma e niente, si ricomincia col nulla.
Non voglio pensare che se avessimo vinto ora eravamo secondi a 5 punti dal Milan. Non ci voglio pensare perché è inutile, perché tanto domenica prossima, a Cesena, avremmo riassistito nuovamente all'ennesima arrancata generale che poteva sfociare in chissà cosa. In qualsiasi risultato degno figlio del caso. Perciò basta così. Speriamo di conquistare la zona Champions e poi via, in attesa della prossima stagione. Noi eterni figli della Speranza che per Manzoni era Divina, per Verga una nave affondata e per noi, tristi tifosi solitari, una squadra di checche senza vergogna.

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