"E qui papà devi pensà. Sì, che chi dopo stasera è andato a festeggià, la gioia la troverà solo sulle disgrazie altrui...pe' sta gente non c'è luce papà ma solo giorni bui...perché chi pe' soride deve vedé piagne uno, mille, centomila, è uno che nella vita sua starà sempre in fila. Chi invece la prova la vita sulla pellaccia, non starà mai a chiede un sorso da 'n'antra boraccia..." V.M.

giovedì 1 settembre 2011

Siamo pronti?

Si chiude il mercato e si apre ufficialmente la nuova Roma degli americani. Fino all'ultimo la gestione degli acquisti e delle cessioni è stata giudicata in modi diversi dai tifosi ma dalle 19 di ieri, a mercato chiuso, la maggior parte ha dichiarato la propria soddisfazione. Se la panchina avesse visto come suo supervisore un tecnico di fiducia, sono certo che la piazza sarebbe in fermento. Ma lo scetticismo che aleggia nei confronti di Luis Enrique fa sì che nessuno ha voglia di esporsi. 
Allora vorrei fare una mia riflessione:
Da quando si è fatto il nome di Luis Enrique io ho subito valutato l'idea positivamente. C'era bisogno di una ventata di giovinezza, di una scelta che sancisse un cambiamento radicale tra il vecchio e il nuovo. Servivano nuovi stimoli e nuove idee. Qualcuno che sapesse scegliere e indicare giocatori nuovi e affamati, non per forza affermati. E, con mio piacere, Luis Enrique è arrivato. Non ho mai creduto nel poter clonare il Barcellona. Lì ci sono campioni assoluti, i più forti al mondo in ogni ruolo, una macchina perfetta. Dovevi solo creare una nuova generazione nel calcio italiano come fece il Barone Liedholm prima e Arrigo Sacchi poi. 

Poi è capitato il caso. Uomo contro uomo. Un uomo solo contro la storia di una città. Un uomo che cerca di far parlare di sé non con i mezzi per cui è stato chiamato. È capitata un'eliminazione inaspettata come capitò al primo Milan di Sacchi. Ma c'è il voler fare la guerra al capitano che non mi va bene perché fino ad oggi chi si è messo contro Francesco Totti ha lasciato la Roma. E allora se devo credere in un progetto non posso pensare che possa esistere senza un allenatore certo. 

Aspetto l'inizio del campionato, l'11 Settembre. Dieci anni prima venivano buttate giù le Torri Gemelle, iniziava la guerra al terrorismo e la Roma di Franco Sensi, neo campione d'Italia esordiva in Champions League contro il Real di Madrid. Il protagonista era un ragazzo di nome Francesco Totti e dieci anni dopo tutto è cambiato tranne il nome del protagonista. E noi, pazienti guardiamo avanti. 

domenica 9 gennaio 2011

Mai più...


Mai più parlerò di aspettative di vittoria in questo campionato. Mai più parlerò di giocatori da aspettare e giocatori che prima o poi faranno la differenza. Mai più farò paragoni con le altre squadre e calcoli matematici o statistici. Mai più questo campionato mi azzarderò ad alimentare speranze nel mio cuore.
La Roma di oggi ha dimostrato che squadra sia. Ha dimostrato quanto poco interessa ad ognuno dei giocatori che scende in campo, il risultato finale della gara. Quando manca una Società che ti inculca la mentalità del lavoro e quando manca una tifoseria che ti inculca la mentalità del sacrificio, undici donnine entrano in campo e danno libero sfogo alle proprie personali isterie. Li vedi passeggiare, li vedi con la testa china, mai arrivare prima sul pallone, mai inseguire un avversario. Una squadra che ha poco fiato solitamente attacca e poi ha carenze nel recuperare in fase difensiva.

La Roma no, non attacca proprio per non dover fare neppure quei cinquanta metri in fase offensiva. Ci sono quattro difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti. Un portiere e poi basta. Gli attaccanti li vedi arrancare lì davanti soli ed isolati senza il minimo supporto di un centrocampista. I centrocampisti da parte loro hanno nel lancio lungo la loro migliore aspettativa di giocata cosicché nessuno deve preoccuparsi di attaccare lo spazio libero per proporsi. I difensori, quando hanno voglia difendono, altrimenti fanno fare gol agli attaccanti avversari lasciandoli soli ed indisturbati. Perché fare una diagonale difensiva a volte può comportare un sacrificio enorme e non sempre si è disposti!
Tutto è affidato al caso, alla giocata del singolo. Vucinic prende la palla nella sua tre quarti e va a segnare. Perché è un fenomeno, sì, ma anche perché tre volte ha guardato al centro e mentre lui saliva palla al piede, nessuno lo accompagnava se non il povero Borriello che stava però dalla parte opposta del campo. Allora se sei Vucinic vai da solo a fare gol, sennò l'azione sfuma e niente, si ricomincia col nulla.
Non voglio pensare che se avessimo vinto ora eravamo secondi a 5 punti dal Milan. Non ci voglio pensare perché è inutile, perché tanto domenica prossima, a Cesena, avremmo riassistito nuovamente all'ennesima arrancata generale che poteva sfociare in chissà cosa. In qualsiasi risultato degno figlio del caso. Perciò basta così. Speriamo di conquistare la zona Champions e poi via, in attesa della prossima stagione. Noi eterni figli della Speranza che per Manzoni era Divina, per Verga una nave affondata e per noi, tristi tifosi solitari, una squadra di checche senza vergogna.

venerdì 7 gennaio 2011

Cos'è mai questo???

Ieri, nel bel mezzo di Roma Catania, ho avuto un pensiero strano. Non so come, non so perché, mi sono detto: se vinciamo questo Campionato, sarà lo scudetto più brutto della storia del calcio.
Già perché la classifica parla chiaro: il Milan è in testa a sette punti da noi, forte di un cammino, a detta di ogni esperto, davvero convincente. Poi ci sono la lazio e il Napoli che entrambe stanno facendo un campionato da urlo e sono rispettivamente a due punti e a un punto da noi. Un punto sotto di noi c'è la grande e rinata Juve, squadra che fino a ieri prima della mezza era in piena corsa per vincere tutto. Si diceva quanto fosse emozionante per l'ambiente Juventino poter tornare a parlare di Scudetto. Potenzialmente a pari punti con noi c'è però l'Inter, squadra che in realtà continuo a temere anche se penso che la vittoria di ieri non sia attribuibile alla "cura" Leonardo, bensì a una serie di fortunati eventi.

Poi c'è il Palermo, altra squadra consideratissima da tutti, anch'essa protagonista di un avvio di stagione strepitoso. Se non fosse che è dietro di noi di due punti. E via via fino all'ultima, il Bari, tenendo conto che delle attuali ultime sette in classifica, ne abbiamo battute solo tre! Infine c'è però la Roma. Squadra di cui nessuno parla, squadra che nessuno tiene in considerazione, come sempre d'altronde! Non ultimo ieri Allegri, che alla domanda: Quale squadra teme maggiormente, la sua risposta, affatto titubante è stata: l'Inter. Ricordo un Mou dello scorso anno che diceva: il Milan e la Juve.
Ho esordito dicendo che se mai dovessimo vincere questo campionato sarebbe lo scudetto più brutto della storia del calcio. Dico però anche, in chiusura, che se mai non dovessimo vincere questo campionato, credo che non si ripresenterà più tanto facilmente una simile ghiotta e facile occasione per diventare Campioni d'Italia. Quando le più forti perdono contro le più deboli con tale facilità, quando tu hai vinto due scontri diretti di cui uno in trasferta, un altro, sempre in trasferta, lo hai pareggiato e hai vinto un derby passeggiando sulle ossa rotte di giocatori piccoli e presuntuosi. Quando ti trovi a soli 7 punti dalla vetta avendo vinto solo 2 gare in trasferta di cui una, il derby, lo hai giocato in realtà in casa.

Questo campionato è strano, unico a mia memoria. Ieri non dovevi vincere ma hai vinto, altre volte non dovevi perdere ma hai perso. Tutto si compensa. Un po' di coraggio ragazzi...ANNAMO A VINCE!!!

mercoledì 5 gennaio 2011

Deve essere solo l'inizio [di Diego Angelino]

Guardavo il secondo tempo di Milan-Roma e più passavano i minuti più mi domandavo: "Possibile che siamo a dieci punti dalla vetta di questo campionato?". La Roma stava affrontando l’ultima squadra - dopo Inter e Juventus - del presunto gotha del calcio italiano e non aveva ancora subito